sabato 15 febbraio 2014

Cosa è successo ad Ascoli per fallire? L'amministratore unico Nicoletti decisivo..

di Mario Caprioli

Il metodo del tanto discusso “fallimento pilotato” è attuabile a Bari? Ricapitoliamo cosa è accaduto all’Ascoli Calcio, società di Lega Pro fallita nel mese di dicembre a campionato in corso e già in possesso del neo patron Francesco Bellini.

Diverse fasi hanno portato al fallimento del club bianconero. Nel mese di dicembre si è svolta l’udienza fallimentare, promossa poco tempo prima su richiesta di tre creditori: la società Azzurra Free Time, l’imprenditore Giancarlo Romanucci e l’avvocato Mattia Grassani; a loro si erano accodati sette dipendenti della società.  Dopo tale richiesta, ci ha pensato l’amministratore unico del club Nicoletti a presentare istanza di fallimento,  nonostante i vani tentativi dell’ex numero uno Benigni di convincere Nicoletti a firmare una richiesta di concordato preventivo da presentare in tribunale. Il tribunale del Comune marchigiano ha così dichiarato il fallimento della società, debitrice di circa 35 milioni di euro (gran parte di tipo fiscale e contributivo, mentre i debiti sportivi inferiori ai 5 milioni di euro). La decisione è stata presa dal collegio composto da Raffaele Agostini, Marianglea Fuina e Carlo Calvaresi. La gestione della squadra è stata affidata a tre curatori: Zazzetta, Verdecchia, Gibellieri, questi ultimi due ex giocatori dell’Ascoli.

Invitiamo la famiglia Matarrese e il dottor Vinella a leggere le dichiarazioni rilasciate da Nicoletti dopo il fallimento del club: "Ho verificato la cosa con i miei professionisti: per noi era un palliativo per allungare un’agonia. Da giugno ci sarebbe stata l’eccellenza o la terza categoria. Questa gente merita tutto questo? Questa curva, intelligente, lo merita? Io spero di aver fatto la cosa giusta, anche se non capisco perché sono dovuto venire io da Firenze per farla. Ma l’ho scelta per rispettare i tifosi“. Ai quali, poi, aggiunge: “Non vi sporcate le mani con gente che non merita“.

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